Cervello viscerale e Melolistica
Abbiamo due cervelli e uno è nella pancia
Da parecchio tempo ormai si parla del secondo cervello, cervello viscerale o cervello viscerotonico, e anche la scienza ormai ammette questa definizione al punto che di recente anche una pubblicità citava il secondo cervello, quindi vale la pena dare qualche informazione in più e meglio precisare la sua funzione e la relazione con l’altro cervello il primo cervello cerebrale o cerebrotonico.
Tutti sappiamo che la “pancia” entra in gioco molto spesso in situazioni differenti dall’alimentazione, ad esempio dover parlare in pubblico, sostenere un importante colloquio di lavoro, avviarsi ad un appuntamento amoroso, affrontare una situazione nuova, possono provocare una stretta allo stomaco. Non a caso molte antiche culture localizzavano nella pancia, più ancora che nel cervello, la sede delle emozioni e dei sentimenti, e come spesso succede la sapienza popolare non sbaglia, e fortunatamente nel tempo viene anche supportata da solide fondamenta scientifiche.
I chakra e la libera circolazione dell’energia
Che la pancia fosse un punto privilegiato nella componente emozionale lo sapevano già le antiche medicine tradizionali, ad esempio in molte tradizioni orientali si parla di chakra, le aree in cui avvengono gli scambi di energia tra il corpo e l’ambiente. Il chakra dell’emozione e della risposta istintiva viene localizzato nello stomaco, ed in occidente viene chiamato chakra del plesso solare, è il terzo chakra, ed in questo modello la salute è rappresentata dal giusto equilibrio dei vari chakra e dalla libera circolazione dell’energia tra di loro e le altre strutture del corpo.
Il plesso solare è una zona che corrisponde alla regione addominale tra l’ombelico e lo stomaco ed il relativo chakra viene strettamente associato ad emozioni e sentimenti, infatti tante volte si usa l’espressione “sento come un pugno allo stomaco” oppure “ho lo stomaco chiuso” quando siamo presi da forti emozioni, sovente in situazioni stressanti o che mettono alla prova i nostri nervi mentre invece in situazioni di innamoramento o emozione, avvertiamo un certo “sfarfallio” proprio a livello dello stomaco, si dice sentire le farfalle nello stomaco.
Il libero fluire dell’energia è sinonimo di buona salute, le culture orientali indicano nei chakra i centri di coordinamento per ogni funzione del nostro essere e se ci sono difficoltà nel libero flusso di circolazione dell’energia si provocano scompensi e carenze nel corpo ed in tutti i livelli dell’essere.
Questo perché un campo di energia è un’entità olistica, vale a dire è un insieme unico tutto assieme, ogni parte di esso influenza ogni altra parte, e noi siamo una parte del tutto allo stesso modo in cui il tutto fa parte di noi, l’energia è una e deve sempre fluire in modo libero, se risulta impedita crea scompensi tipo disagi o psicosomatica, ed inoltre il bilancio energetico deve sempre essere corrispondente, non c’è effetto senza causa e c’è sempre un impegno di energia. Il terzo chakra è considerato di fondamentale importanza perché è il centro di smistamento delle energie, quindi avendo quel chakra libero e nel pieno delle funzionalità, le energie si distribuiscono in modo equo e corretto in ogni parte del corpo, se risulta bloccato porta come conseguenza una visione della vita deludente, poco appagante, senza nessun incentivo o forte motivazione ad andare avanti, si rischia di cadere nella depressione e nell’apatia, lasciando che il pessimismo prenda il sopravvento e stronchi sul nascere ogni volontà di cambiamento, può portare a depressione ed esaurimento nervoso ed alla lunga coinvolgere anche gli organi interni associati alla regione del plesso solare.
Questa è in sintesi la visone orientale.
I due cervelli
Fin dall’antichità si afferma che la pancia è la sede delle emozioni e dell’inconscio; ma per poter avere queste funzioni, occorre che la pancia abbia un “cervello” che possa elaborare i dati autonomamente da quello superiore, e recenti scoperte, studi di neuro-gastroenterologia, hanno confermato che il secondo cervello, quello enterico o addominale/viscerale esiste e che funziona autonomamente da quello superiore, c’è un cervello nella pancia.
Per molto tempo si è pensato che il “primo cervello”, nella testa, avesse la predominanza in tutte le funzioni vitali, ma da quando si è scoperto che tutta la parete intestinale è cosparsa di neuroni legati alle funzioni vitali dell’apparato stesso, si è compreso che vi è una totale integrazione dei due cervelli, separati, ma in sintonia per le funzioni vitali dell’essere stesso. Esiste un asse pancia-testa, la serotonina tiene continuamente aggiornata la testa su quanto avviene nella pancia attraverso un viaggio che avviene dal basso verso l’alto mediante messaggi inconsci, che vengono percepiti solo quando diventano segnali di allarme e scatenano reazioni di malessere. Esempio è la sensazione del “fastidio nello stomaco” durante una conversazione stressante o un esame, emozioni forti pancia-cervello, come nausea, paura, ma anche dolore e angoscia. Il sistema nervoso enterico, secondo cervello, comunica con quello centrale, primo cervello, e quando l’intestino soffre, la persona ne risente anche a livello psichico ma anche quando è in stato di benessere, ad esempio come scarichiamo le nostre tensioni, le paure, la rabbia e il rancore, in caso di una emozione negativa sentiamo la reazione nel nostro apparato gastro-intestinale, ma anche in caso di situazioni piacevoli è dalla pancia che inizia la sensazione di calore che poi si diffonde a tutto il corpo.
Di sicuro è il cervello di sopra nella testa che raccoglie i dati, li elabora suscitando le reazione ed emozioni, ma è la pancia che riferendo la informazione, fornisce gli input che determinano le attività del cervello superiore. Ogni situazione emotiva e/o di cibo cosi come introduzione di farmaci non adatti, generano nel cervello di sotto, intestinale, delle piccole, medie, grandi reazioni, utili ad ogni situazione vissuta nella vita quotidiana, ma non è solo legato alle reazioni al cibo ingerito, ma può pensare, prendere decisioni, provare sensazioni in autonomia, agisce in autonomia rispetto al cervello cerebrale, e fornisce molte più informazioni di quante ne riceva, dà istruzioni e informazioni ma non ne riceve (vedi figura). Quindi risulta accertato che all’interno del nostro corpo sono presenti due cervelli, dal punto di vista evolutivo il Sistema Nervoso Enterico è il nostro primo cervello, innerva tutto il sistema gastrointestinale ed è il nostro collegamento con il mondo esterno, registra tutto quello che succede nell’intestino, sia in relazione a ciò che mangiamo, l’intestino è l’organo immunocompetente più importante del nostro corpo, sia in relazione al potente esercito di microrganismi che ci abita, il microbiota, composto da triliardi di microrganismi, 10 volte più numerosi delle cellule eucariotiche che compongono il nostro corpo, è così articolato nelle funzioni da essere considerato un organo a sé. Il cervello viscerale è composto dal Sistema Nervoso Enterico, dall’intestino e dal microbiota, condiziona, tra l’altro, le emozioni, il senso di benessere o malessere, il tono dell’umore, da notare che il 90% della serotonina si trova nell’intestino e meno del 10% nel cervello cerebrale. Inoltre, il sistema neurovegetativo ha nell’intestino uno dei centri vitali più importanti nel regolare il livello di benessere non solo fisico, ma anche mentale. L’intestino condiziona il cervello, e quindi anche lo stile dei pensieri, oltre che lo stato emozionale, proprio grazie all’azione di sostanze prodotte dall’intestino e di nervi che dall’intestino arrivano al cervello. I triliardi di microrganismi che abitano l’intestino,“microbiota intestinale”, sono i grandi registi della nostra salute, dall’infanzia alla vecchiaia, dalla qualità e dalle patologie del macrobiota dipendono non solo la digestione dei cibi, ma anche la chiarezza del pensiero, il livello di benessere fisico e di energia percepita, e ancora nell’intestino ci sono circa 4 milioni di batteri di diverso tipo, si calcola che ognuno di noi possieda circa 1,5 Kg di batteri su una superficie dell’intestino globale che è circa 400 mq.
Il cervello viscerale o
viscerotonico
A livello di definizione, un cervello è un insieme neurale cioè un sistema di sistemi che adempiono a funzioni differenziate (A. Damasio, Emozione e Coscienza, Adelphi, 2000). Un cervello si trova nella testa, l’altro si trova nei diversi metri di viscere nella pancia e la tipologia dei neuroni è uguale, cioè i neuroni del cervello cerebrale sono uguali ai neuroni che si trovano diffusi nei svariati metri del condotto viscerale.
M. D. Gershon, responsabile del Dipartimento di Anatomia e Biologia cellulare della Columbia University, nel suo libro ‘Il secondo cervello’ (UTET libreria, 2006), afferma che il sistema gastroenterico “è il solo organo a contenere un sistema nervoso intrinseco, in grado di mediare i riflessi in completa assenza di input dal cervello cerebrale o dal midollo spinale”, inoltre ” la scoperta dell’intestino ‘sede indipendente di integrazione ed elaborazione neurale’ costituisce quindi una importante innovazione, un mutamento di concezione della struttura dell’uomo” , e specifica ” il cervello dell’intestino si è evoluto al passo con quello della testa;[…] abbiamo più neuroni nell’intestino che nel midollo spinale, ci sono più neuroni nel sistema intestinale che in tutto il resto del Sistema Nervoso periferico. Inoltre al suo interno è rappresentata ciascuna delle classi di neurotrasmettitori che si trova nel cervello” e con una nota critica afferma ” i neurologi, il cui orizzonte termina al di fuori del cranio, continuano a stupirsi nello scoprire che la struttura e le cellule componenti il S.N.E. (Sistema Nervoso Enterico) sono più simili a quelle del cervello di quelle di qualsiasi altro organo periferico”. Circa le qualità del cervello ‘viscerotonico’, ne ha parlato anche Umberto Solimene dell’Università di Milano e collaboratore OMS per la medicina tradizionale, che spiega ” A lungo l’intestino è stato considerato una struttura periferica deputata a svolgere funzioni marginali. Ma la scoperta di attività che implicano un coordinamento a livello emozionale e immunologico ha rivoluzionato questo pensiero, nella pancia troviamo infatti tessuto neuronale autonomo”, e specifica che nella pancia c’è un cervello che “assimila e digerisce non solo il cibo, ma anche informazione ed emozioni che arrivano dall’esterno” (fonte ‘Il nuovo medico d’Italia, anno VII, n.6 Giugno 2004’).
Di cervello viscerale parla anche Miguel Angel Almodovar, grande divulgatore scientifico, nel suo libro “Intestino secondo cervello” nov 2015, dove l’autore dimostra in modo chiaro e documentato l’importantissimo ruolo giocato dall’intestino per mantenere o recuperare la salute psicofisica. Più specifico e inerente questa relazione è un articolo, dal titolo “Il primo cervello e l’Ontopsicologia”, pubblicato su ‘nuova Ontopsicologia’, (rivista trimestrale, n. 1 Aprile 2001) nel settore inerente la medicina, dalla Dott.ssa Brunilde Dander, libero professionista cardiologo, divulgatore scientifico su riviste sia nazionali che internazionali, che, oltre a citare un ampio articolo inerente l’identificazione di un “Sistema Nervoso Enterico” apparso in Germania sulla rivista GEO n. 11, ( novembre 2000 ) rivista tedesca di divulgazione scientifica in ambito medico (in Italia apparso su ‘Focus’ n. 101, marzo 2001), riconosce all’Ontopsicologia, nella figura dell’Acc. Prof. Meneghetti la scoperta del cervello viscerotonico, identificato come ‘primo’ cervello, già nei suoi libri editi durante gli anni ottanta, specificando in tal senso l’importanza degli strumenti o tecniche di intevento specifici dell’Ontopsicologia (dalla psicoteterapia alla Melolistica), tutti mirati al ripristino e potenziamento del benessere psicofisico e della funzionalità psicoemotiva.
Quindi, da questi dati, il cervello viscerotonico, definito cervello neurogastroenterologico, risulta scientificamente rilevato come struttura autonoma e potenzialmente operativo al pari di quello cerebrale e la sua importanza è dovuta al fatto che dal suo recupero è possibile il ripristino della sanità psico-biologica nell’uomo, cioè le percezioni del cervello viscerotonico sono sempre esatte, reversibili e corrispondenti al reale, mentre, al contrario, il cervello cerebrale può risultare inesatto nel senso di non reversibilità al dato reale, in quanto interviene un effetto distorsivo in base al quale la prima idea è quella giusta ma in genere si esegue la seconda, che dall’esperienza quasi mai è la ottimale per non dire che è sbagliata.
Il mediatore con la realtà esterna, il criterio
organismico
Nella realtà delle cose quindi, il cervello viscerale è il mediatore con il reale esterno mentre il cervello cerebrale è la stanza dei bottoni dove cioè si decide e si organizza l’azione sulla base della informazione ricevuta, è la centrale di comando, detto in termini informatici il cervello cerebrale è una periferica mentre il cervello viscerale è il server, server che riceve analizza e comanda ed il cervello cerebrale si coordina per eseguire. Il fatto che noi percepiamo con la testa vuol dire che siamo già in fase seconda o riflessiva cioè siamo in fase di decisione su come agire ma non è il cervello cerebrale che si muove per primo, la stessa cosa per l’intuizione, la creatività e le relazioni.
Il fatto di ricevere da tutte le afferenz esterne e mediate dal cervello viscerale, che come abbiamo detto è nella realtà esatto, viene definito criterio organismico, quindi, da queste premesse, possiamo dire che la prima responsabilità di ogni uomo, per sé stesso, è il recupero del criterio organismico, come funzione per qualsiasi processo evolutivo psico-biologico, l’uomo sano esercita psicologia funzionale in primis per sé stesso e poi per il contesto ove agisce, sanità e funzionalità sono correlate e reversibili.
Da quanto detto circa i concetti di organismico e viscerotonico è evidente che essere distratti dal proprio corpo vuol dire essere distratti dal proprio radar di informazione universale che rileva non solo ciò che proviene dall’esterno, ma anche le informazioni derivanti dall’interno di sé, indicando se è giusto per noi ciò che si sta pensando e scegliendo, questo in relazione al progetto di natura che ciascuno di noi è.
L’importanza del corpo
Dalla piena funzionalità del cervello viscerale dipende la funzionalità del corpo, che poi si riscontra nell’azione, il mens sana in corpore sano può ad esempio anche riferirsi a questo aspetto, non può esserci un pieno psicologico in un vuoto biologico, e questo sottolinea l’importanza del corpo che è importante per 3 funzioni (Manuale di Melostica pag. 94 Antonio Meneghetti 1996) :
1) Coglie tutte le esigenze. Esso sviluppa la corsa dell’istinto e dà evidenza della motivazione. La risonanza degli organi del corpo è la verbalizzazione della motivazione che conduce al nostro vantaggio.
2) È uno sviluppatore di dati. Per verificare una situazione, un pensiero, un proposito in cui ci si sta impegnando, è sufficiente lasciarlo affondare nel proprio organistico ed ascoltare come risuona la tonalità viscerale
: a) se non si sente alcuna variazione, vuol dire che quella situazione è inutile;
b) se l’emozione si amplifica e si avverte qualcosa che si allarga e abbraccia, significa che quella situazione è funzionale e c’è la propria riuscita; c) se si sente rifiuto, rigetto sfinterico, ritenzione, raccapriccio, freddo, umido, ferro/ruggine, graffio/spine, significa che quella situazione in quel momento non è vitale per il soggetto, è distruttiva. Successivamente a questa verifica interiore bisogna approntare i mezzi.
3) Dà la percezione semantica, cioè della informazione reale, totale, cose,ambiente, persone, é rilevatore dei dati di ogni semantica (informazione reale) ambientale e personale. Usando questo organismo di intelligenza che è il corpo, dopo si è più scaltri e più razionali; si raddoppia il potere della mente. Per questo motivo il monitor di deflessione (meccanismo mentale appreso che devia la informazione nel momento della riflessione prima della decisione) taglia fuori dalla percezione del corpo.
Tuttavia esso può agire nella misura che l’individuo è impreparato tecnologicamente alla conoscenza di come l’intenzionalità psichica si configura nell’interazione uomo – ambiente. “Il corpo è luogo di verifica del principio di realtà e quindi dell’identità egoica.” Tutta la metodica della Scuola Ontopsicologica, scuola italiana, nei suoi svariati strumenti (consulenza individuale, consulenza di gruppo, melolistica, immagogia, cinelogia, residence, psicotea, idromusica solare) è finalizzata al recupero di questo criterio da cui è consentita la libertà e la capacità dell’evoluzione personologica.
Noi tutti abbiamo l’ ombelico, ciò che rimane della recisione praticata al cordone ombelicale al momento della nascita, e dove è passata la vita ora passa la informazione vitale, tramite un cordone invisibile che ci lega al mondo della natura e che ci permette di cogliere ogni reale, animato o inanimato, è il punto di afferenza del grande radar che abbiamo in dotazione dalla natura e che ci permette di rilevare ogni informazione dall’esterno e coglierla nell’aspetto di funzionalità per noi con riferimento al progetto che ognuno di noi è, di conseguenza in base alla informazione reale colta tramite il cervello viscerale ed inviata al cervello cerebrale, secondo il progetto di natura la risposta del cervello cerebrale deve essere la risposta esatta alla informazione per noi in situazione e se questo non avviene è perché subentra una deviazione tra l’informazione esatta che arriva e la successiva elaborazione per decisione operata dal cervello cerebrale, deviazione causata da stereotipi, abitudini, convinzioni non supportate da evidenza, cultura e molto altro.
La funzione della melolistica
In questa visione, la Scuola Ontopsicologica propone la melolistica, cioè una tecnica di intervento psico-corporea, basata sulla percezione del viscerotonico, quindi uno strumento applicativo finalizzato all’apprendimento della sanità originaria in ogni uomo, cioè una conoscenza, un andare a scuola dal proprio corpo, in modo graduale e cosciente ci si riappropria dell’informazione originaria autoctona e organica e si impara a vivere il proprio corpo nel piacere; si parte dal corpo, dall’organico per accedere allo psichico inteso come energia causante il fenomenologico sensorio, sempre reversibile e continua.
La melolistica si fulcra nel viscerotonico come criterio base e poi si amplia a tutto l’organico ed in questa processo coinvolge anche l’Io logico storico quindi implica anche il concetto di coscienza, la cui funzione è fondamentale ai fini di un processo esistenziale evolutivo. Nell’incontro di melolistica il soggetto riscopre il piacere del movimento all’interno della sua realtà corporea, questa esperienza vissuta nel piacere crea una novità sensoriale cioè ci si meraviglia di stare bene, di percepire il corpo leggero ed euforico, quindi l’Io è piacevolmente coinvolto (in neurofisiologia significa che, grazie alla plasticità neuronale, si sono create delle tracce mnestiche nuove, non stereotipate dalla memoria), cioè nell’incontro di melolistica avviene qualcosa di plastico, accade la proprietà insita nell’uomo di ottenere determinate forme sensibili di piacere, attraverso un’azione esterna cioè attraverso il movimento, dettato dalla variabile musicale, sempre conforme al criterio biologico cellulare, nell’occasione dell’incontro, quindi si metabolizza piacere psico organico. Grazie a questa esperienza di novità piacevole, l’Io è coinvolto in una nuova responsabilità verso sé stesso e, gradualmente, nel tempo potrà basare la propria coscienza sul proprio dato organismico, fulcrato nel viscerotonico per tutto ciò che riguarda l’esperienza operativa esistenziale, cioè le mille relazioni in cui siamo comunque coinvolti ogni giorno.
Questo significa che invece di usare il solo cervello cerebrale, l’individuo potrà usare entrambi i cervelli messi a disposizione dalla natura nello stesso organismo, in sostanza bisogna mandare la propria coscienza a scuola dal proprio criterio di natura, a ciò che ci fonda al di là di un inconscio comunque operativo, quindi una pedagogia per diventare persone “responsabili” della propria esistenza come previsto dal progetto di natura individuale. Solamente sulla base di sanità ed identità utilitaristico funzionale si può sviluppare, di conseguenza, la capacità creativa, cioè la capacità di saper trovare in ogni situazione, la soluzione ottimale di vantaggio per sé stessi e di conseguenza utilità per gli altri, al di là di ogni comportamento culturale stereotipato ed in tal senso non il libero arbitrio, per lo più conseguenza di stereotipi o super Io, ma la doppia morale è indispensabile all’azione etica cioè tenere conto della morale individuale e della morale sociale. Il fatto di essere costantemente all’interno di un olistico dinamico cioè di un continuum informatico, implica da parte del cervello viscerale, la mediazione costante di tutte le afferenze esterne, quindi è per noi umani un rilevatore esatto della realtà, questo processo viene definito criterio organismico, quindi, da queste premesse, possiamo dire che la prima responsabilità di ogni uomo, per sé stesso, è il recupero del criterio organismico, come funzione per qualsiasi processo evolutivo psico-biologico, l’uomo sano esercita psicologia funzionale in primis per sé stesso e poi per il contesto ove agisce; sanità e funzionalità sono correlate e reversibili. Precisiamo che per la nostra Scuola l’organismico è coscienza di percezione unitaria del corpo non solo fisica, e non deve essere associato all’organismico di Goldstein,per esempio.
Il recupero della consapevolezza del dato organismico, impone l’attenzione costante dell’Io verso qualunque tipo di comunicazione, verbale e non verbale, segnali corporei e sensazioni, cioè ampliare lo spettro di ascolto, ampliare il radar per poter accogliere e riconoscere tutti i segnali che possono riguardarci e questo è un tipo di conoscenza per il quale non siamo stati educati, anzi molto spesso il pensiero razionale trova non interessante per non dire stupido e insensato tenere conto delle percezioni corporee e relazionarle al nostro agire.
La semplicità efficace
L’aspetto che colpisce maggiormente come esperienza pratica nel fare melolistica, sono i benefici pratici e immediati di vitalità, arrivi stanco, appesantito, aggressivo o sottotono, con alcuni dolorini o piccoli malesseri, e se si riesce a staccarsi dal mondo esterno ed a centrarsi sul cervello viscerale, sincronizzando il ritmo del diaframma al ritmo delle percussioni, nell’arco di una ora circa ci si sente fluidi, leggeri, si percepisce interamente il corpo e si sente la mente libera e pronta, e ci si stupisce di aver ballato per una ora senza sentire la minima fatica, l’effetto è come di una ricarica a tutti i livelli.
Ovviamente questo non avviene per tecnica improvvisata, il tecnico deve essere preparato e deve saper gestire gli spazi per i partecipanti e suonare in pratica la musica che naturalmente scaturisce da ogni partecipante, aiutando quelli che faticano a sincronizzarsi. Così come gli eventi della natura, la melolistica non prevede un ritmo standard ma il ritmo cambia ogni volta in funzione dei partecipanti ed è proprio per questo motivo che ha un tale effetto positivo, difficile anche da descrivere ma che si prova senza nessuna fatica a patto di lasciarsi andare, avere lo spazio giusto adeguato per libertà di movimento,occhi chiusi, “tagliarsi la testa” e seguire il ritmo che il proprio corpo vuole danzare, che sarà sempre nuovo e sempre diverso in quanto noi non siamo mai due volte uguali.
In questo modo le percussioni sulla membrana dei tamburi arrivano direttamente all’organico della persona senza mediazioni del cervello cerebrale, quindi spontanee, naturali e non stereotipate e pertanto stimolano il movimento spontaneo perché il nostro corpo reagisce, è come se si mettessero in vibrazione le cellule secondo un modalità di vibrazione naturale ed il corpo risponde e si muove spesso in modo che se volessimo farlo non ne saremmo capaci, ed il risultato è una rivitalizzazione, si favorisce la libera circolazione tra i chakra e tutti i piccoli malesseri o fastidi spariscono vengono riassorbiti. Il tecnico ha la competenza e la preparazione specifica per essere in grado di interagire con tutti i partecipanti coordinando il ritmo in grado di fare interazione e quindi favorire il successo della sessione con conseguente benessere dei partecipanti, questa è una competenza che non si improvvisa, non è sufficiente percuotere un tamburo per fare melolistica, se non c’è una severa preparazione si rischia di suonare la propria schizofrenia e non la musica dei corpi dei partecipanti.
Chi non è in grado di entrare nel ritmo e di
coordinarsi, per esempio non riesce a smettere di pensare a problemi o a fermare la mente per ascoltare il proprio organico, o non viene fatto partecipare o lo si posiziona in un punto dal quale eventualmente si può facilmente allontanarlo per non creare ingorghi nella libera circolazione di energia che si crea nel gruppo, questo perché il tecnico preparato è in grado di rilevare le distonie.
Il bello è che ogni essere umano ha la stessa identità corporea, facciamo tutti parte della costante H, H come Humanitas, quindi una identica legge di natura organica valida per tutti, italiani, russi, cinesi, giapponesi, brasiliani, africani, e quindi qualsiasi organismo biologico sollecitato da una precisa ritmica musicale corrispondente alla vibrazione delle cellule sane, risponderà in modo analogo e l’effetto sarà unicamente determinato dal grado di relazione che si crea con il cervello viscerale e non dalla cultura di appartenenza.
La danza armonica del
corpo, rompere (gli schemi) per danzare
Dal ritmo iniziale basato sul cervello viscerotonico piano piano si coinvolgono in progressione tutte le varie parti organiche che corrispondono in linea generale ai vari chakra. I partecipanti sono coinvolti progressivamente e piacevolmente in un movimento sempre più totale, il corpo da pesante si fa armonico e leggero, in quanto si sono aperti i canali del flusso energetico, ogni partecipante riscopre la personale energia e come questa vuole farsi danza armonica per sé stessi, ricordiamo che la melolistica si fa ad occhi chiusi quindi ciascuno danza per sé la propria danza solo così è rivitalizzante e facilita la presa di coscienza e consapevolezza del proprio organistico, cioè contatto con cervello viscerale. Al movimento si associa sempre un tratto emotivo, che di fatto lo fonda, quindi spesso gli stessi partecipanti si stupiscono di quanta energia era in loro, lo stupore si fa piacere quindi è coinvolto anche l’aspetto razionale.
Il ritmo di ognuno provoca una dinamica che coinvolge tutti, quindi anche i più pigri sono stimolati. Quando tutti gli strumenti, i partecipanti, sono “accordati”, ognuno per se stesso, il gruppo come una orchestra produce la propria sinfonia che il conduttore coordina, senza mai perdere di vista lo scopo che è la potenzialità del benessere in dote di natura in ogni corpo umano. Questa aspetto della melolistica è altamente socializzante quindi pedagogicamente educativo. Anche se ognuno danza per se stesso, il processo avviene all’interno di un gruppo composto da più persone, diverse tra loro ma con le stesse finalità. Tutto questo si evidenzia alla fine dell’incontro, quando l’allegria che è in tutti provoca un senso di compartecipazione.
Con la progressiva presa di coscienza del proprio senso valore, si qualifica anche la propria esistenza, cioè il senso di responsabilità etico e creativo di noi stessi, in quanto persone. L’inevitabile conseguenza del ripristino del potenziale benessere sveglia la funzionalità utilitaristica e creativa, cioè la capacità di saper trovare in ogni situazione la soluzione ottimale, che è una soltanto, e anche come relazionarsi in modo ottimale con gli altri e l’ambiente al di là di cliché e comportamenti stereotipati.
Ogni cosa o vivente è una informazione, conoscerla in anticipo permette una gestione ottimizzata del nostro procedere esistenziale; questo implica non solo me e l’altro, ma soprattutto me e me, cioè una coscienza che rifletta il dato reale e non il dato manipolato, educazione, stereotipi, società etc, poi deve essere applicata la doppia morale, ciò che è giusto per me e ciò che è giusto per il sociale in mediazione ottimale continua ma con piena consapevolezza, dare a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio. Compito dell’Io è la gestione ottimizzata di questo insieme ilemorfico, dal greco insieme di materia ile e forma morfe, di questo progetto incarnato che è l’unità di azione uomo all’interno dell’ecosistema olistico dinamico dove questo composto è situato, noi nella società, e se a tutto questo aggiungiamo anche e soprattutto la realtà dell’inconscio, che difatto è inconscio semplimente perché non conosiuto ma parte integrante di noi anzi è la parte di energia migliore, ecco che diventa indispensabile che almeno tra me e me, non ci siano…. “altri”.