Nuovi codici di interpretazione
Agli inizi del secolo scorso la teoria della fisica quantistica unificò il dualismo materia ed energia ampliando il paradigma conoscitivo dell’Ottocento. Queste ricerche implicano anche il concetto di informazione. L’universo è sia energia che materia, ma sembra che l’informazione abbia un ruolo importante. L’informazione è intenzionalità, quindi una vettorialità che subconduce sia l’energia che la materia. Per comprendere la logica della fisica quantistica occorre una mentalità elastica che possa prevedere scenari anche diversi da come in genere siamo abituati a comprendere la realtà delle cose per come le viviamo tutti i giorni. La logica dell’infinitamente piccolo prevede nuovi codici di interpretazione riguardo le cause dei fenomeni.
La dualità onda corpuscolo apre scenari apparentemente nuovi, ma comunque correlabili al tempo storico attuale. E’ significativo come qualsiasi scoperta scientifica e di riflesso tecnologica accada sempre in anticipo a eventi epocali. Il veloce progresso tecnologico ci ha fornito di strumentazioni oggettive per la connessione di massa degli individui, permettendo ad ognuno di noi una comunicazione veloce attraverso una interfaccia elettronica. Questo periodo storico pieno di eventi epocali ha messo in evidenza che anche se siamo tutti un pò più tecnologici questo non significa aver raggiunto una coerente stabilità emozionale con se stessi. Sono violentemente emersi i fattori disgreganti l’integrità psicologica di ognuno di noi, il che per certi versi può essere un vantaggio per affrontare le fragilità emotive. Il lato positivo di qualsiasi crisi è che tutto serve per crescere. L’epigenetica è lo studio di come il cambiamento dell’ambiente vada oltre i limiti dell’informazione genetica modulandone così l’espressione. Qualsiasi mutazione dell’espressione della forma provoca un cambiamento cosciente o inconscio ma la gestione dell’informazione non è sempre alla portata di tutti, in quanto la grande capacità adattiva dell’uomo si sostituisce all’ignoranza di se stesso in quanto possibile strumento esatto di misura.
L’odierna concezione di un sistema economico o tecnologico – basato sulla produzione e la fornitura di servizi – ci ha distolto dalla responsabilità di verifica del flusso di informazioni. Per migliaia di anni si è pensato che il valore di un bene fosse una sua proprietà oggettiva, una sua qualità, quindi la sua funzione (del bene) è strettamente collegata alla valutazione eminentemente soggettiva, generata dall’interazione collettiva di quanti ne riconoscono l’utilità. Il prezzo di un oggetto è un esempio che ne evidenzia le propietà apparentemente oggettive ma che, di fatto, esiste solo all’interno di un dato sistema economico. In linea di massima si può dire che “qualsiasi” servizio o funzione – quindi qualsiasi elemento della produzione totale del sistema economico o tecnologico – può essere considerata come una informazione. Ognuna di queste informazioni può essere creata e veicolata con scopi funzionali, ma può anche essere manipolata come chiave di accesso a quello che comunemente noi chiamiamo cervello-mente inteso come “programma” operativo funzionale per l’intero psicorganico di qualsiasi essere umano. Il vincolo tra il sistema economico-tecnologico, la conoscenza e civiltà ed il cervello-mente è regolato dalla quantità di informazione che può essere letta, memorizzata ed elaborata. L’uso non ottimizzato dell’individuale capacità intellettiva – cioè l’intelligenza di cui ognuno di noi è provvisto – favorisce l’informazione del sistema più organizzato, che diventa predominante non tanto per propria capacità ma per il darsi di uno stato di ignoranza verso se stessi. Così mentre il cervello accumula e ricicla informazioni, il nostro corpo subisce l’influenza delle memorie acquisite. Memorie attivate dal flusso di informazioni quotidiane che genera modalità comportamentali. Dalla mattina alla sera ognuno di noi legge, elabora e trasferisce informazioni generiche e specifiche. Queste memorie attivano riflessi condizionati ad effetti comportamentali. I. Pavlov (1849 – 1936) medico e fisiologo russo, nei suoi studi sul riflesso condizionato negli animali scoprì che esisteva
una intenzionalità di natura (inconscia) che garantiva la sopravvivenza corporea e una intenzionalità indotta dall’ambiente che poteva provocare effetti condizionati conseguenti alla necessità di adattamento. Soprattutto rese evidente che l’associazione psicologica si manifesta nella reazione somatica attraverso il cervello in quanto funzione passiva e attiva di tutto ciò che esiste. Nell’uomo le associazioni psicologiche implicano i primi anni di vita.
L’uomo è una unità
di azione
Occorre valutare, sia noi stessi che ogni essere umano, come una “unità di azione” costituita sia di materia che di forma, cioè considerare l’uomo un ente energetico che emana e riceve informazioni all’interno di un universo olistico dinamico informazionale. L’uomo inteso come unità di azione è costituito da un progetto di natura, una informazione che si esprime sia come psiche che come corpo. L’informazione è adattabile all’ambiente pur mantenendo integra l’essenza, quindi è sia virtuale che potenziale. La responsabilità gestionale del quantico energetico che l’uomo è nella sua interezza, appartiene all’Io logico storico, cioè a ognuno di noi quando pensa, riflette, organizza, decide e compie l’azione.
E’ l’Io logico che ha il compito di leggere ed elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente e mediare questi dati a proprio uso e consumo. Le scelte dell’Io si realizzano attraverso le azioni le quali producono degli effetti che fanno crescita o regressione, sanità o malattia. Potrebbe sembrare un approccio meccanicistico se non fosse per il valore aggiunto che implica il concetto di attività psichica. L’attività psichica è il primo e fondamentale muoversi dell’uomo dove il corpo è parola e lo psichico è senso. E’ una energia-forma che presenzia e specifica l’azione, ed in tal senso è l’azione base del primo e fondamentale muoversi dell’uomo che in seguito si effettua come pensiero, emozione, volontà, conoscenza etc. Come tutte le energie la si può verificare sempre e solo negli effetti, quindi va compresa con il massimo di elasticità mentale.
Un possibile modo di comprensione oggi è fornito dalla fisica quantistica attraverso le ricerche sulle particelle elementari, sulla dualità onda corpuscolo e sul concetto quantistico di stati di sovrapposizione. La presenza di evidenza di questi effetti presuppongono una causa dinamica cioè una energia base. Quindi la “realtà” psichica va intesa con la stessa concretezza con cui un fisico concepisce la materia. Per capire se stessi, ci vuole umiltà e pazienza, in quanto occorre accettare di indagare come possibilità “causale” tutto quanto si rivela come effettualità “casuale”. La psiche rappresenta l’informazione in perenne movimento. Nell’uomo, quando non evoluta, provoca sempre disordine attraverso il corpo in quanto il corpo è la prima fenomenologia dell’uomo. Ogni specie vivente per autoconservarsi deve mantenere il quantico energetico in dote ed evolverlo attraverso l’ambiente. Questo aspetto di ricetrasmittenza con l’informazione ambientale rende l’uomo comune a tutte le specie viventi.
La sovrapposizione delle varie informazioni
L’uomo a differenza delle altre specie viventi, da quando nasce in poi, subisce continui stadi di programmazione informatica che si vanno a sovrapporre al proprio progetto di natura. Questa programmazione è caratteristica dell’ambiente in cui il bambino nasce e si sviluppa e si sovrappone all’informazione originaria di natura agendo da filtro.
In seguito quando il bambino, diventato grande, dovrà fare delle scelte in qualsiasi dimensione e grado, sarà sempre anticipato dalle varie sovrapposizioni di stadi informatici. Con il passare del tempo questa sovrapposizione di informazioni diverrà autonoma quindi non si ritroverà più l’informazione originale. In finale abbiamo che mentre il corpo biologico rimane sempre connesso alle leggi di naura, il nostro Io logico rimane coinvolto da tutte le programmazioni acquisite nel tempo. Quindi in ognuno di noi si viene a formare uno stato psicologico dove troviamo un Io logico storico, cioè il nostro personale e individualissimo modo di pensare e valutare la realtà del mondo, scisso dalla realtà corporea, in quanto il corpo è sempre connesso alle leggi naturali della natura.
Questa situazione accade perché ognuno di noi è basato più sugli stereotipi socioculturali che non sul proprio criterio di natura. Posto dalla natura con un progetto originale, unico ed esclusivo, il nostro bambino – ormai adulto – si troverà in difficoltà a capire perché le cose non funzionino come lui vorrebbe. Questo stato di dubbio, provoca delle tensioni che alterano qualsiasi processo decisionale, quindi viene alterata anche la coscienza di se stessi. Conseguente a questa alterazione di coscienza interviene il sintomo organico in quanto sempre alternativo alla volontà dell’individuo. Compito dell’Io logico storico – cioè di ognuno di noi – è rapportasi costantemente all’informazione intrinseca al proprio progetto di natura al fine di poterla realizzare esistenzialmente. La razionale conduzione a questa logica è manifestata dagli effetti o risultati esistenziali, visibili a tutti. La salute è il primo risultato concreto di questa logica razionale.
La funzione crea l’organo
Quando l’io logico storico non riesce a coordinare l’azione in prassi storica secondo il dato di natura, accade una discrepanza, una divergenza tra l’informazione base ed l’esecuzione attraverso l’azione storica. L’effetto di questa divergenza provoca il sintomo. Questo processo implica necessariamente il corpo inteso come strumento esatto – in quanto sempre coordinato e sinergico al criterio di natura – che ne permette l’azione. Se la funzione crea l’organo il corpo, come funzione, è la prima fenomenologia dell’intenzionalità di natura. Quindi attraverso il corpo si rende possibile tutto il molteplice effetto della informazione psichica, che diventa psicologia esistenziale attraverso l’azione storica. Ad esempio gli istinti vanno considerati come ordini vitali, quindi qualsiasi pulsione istintuale necessita di comprensione ed educazione. Occorre capire che gli istinti sono funzioni ordinate, mai caotiche, quindi censurare o rimuovere un aspetto pulsionale, senza una adeguata e cosciente razionalità, provoca una reazione inevitabile all’interno dell’equilibrio organico.
Inibire la possibilità di risposta istintuale ad uno stimolo, senza possibilità di razionale e cosciente spostamento sublimato, è come deviare il corso di un fiume senza sapere dove andrà a finire tutta l’acqua deviata, cioè senza sapere gli effetti che tale azione provoca. La sovrapposizione delle varie informazioni ambientali non altera la sequenza dell’informazione genetica dell’uomo che è unica, ma agisce nella differenziazione cellulare modificando l’espressione della forma, la quale determina le varie psicosomatiche. Ciò significa che il modo o stile di vivere di ognuno di noi si fa fenomeno concreto attraverso tutto ciò che è corpo, dalla cellula ai quattro sistemi fondamentali:
Nervoso Centrale, Endocrino, Immunitario e Neurovegetativo. Non avere percezione cosciente dello stato fisiologico del proprio corpo, significa vivere da estranei a casa propria, in quanto tutte le emozioni e sentimenti nascono sempre dal rapporto diretto dell’interazione del proprio corpo nell’ambiente circostante. La maggior parte di noi percepisce solo una parte del proprio corpo, generalmente circoscritta al solo fattore estetico. L’uomo difficilmente si ama per come è. Siamo stati abituati a ragionare con la testa, quindi ad evadere da quasiasi percezione corporea, sia interna che esterna. Viviamo il nostro corpo sempre da fuori, addirittura ci pensiamo dalla fronte in sù, mai dalla fronte in giù. Usiamo sempre e solo il cervello, che crediamo sia la mente di tutto, anche della nostra coscienza. Per la maggioranza delle persone è il cervello (SNC) l’organo che ha prevalenza di organizzazione sul corpo. Chi pensa al proprio intestino? Nemmeno quando si beve o si mangia. Ce ne accorgiamo solo quando si inceppa. Eppure è grazie alle nostre viscere che possiamo avere la misura della salute e del piacere, in quanto sono loro a regolare tutti processi sia di regolazione interna che di impatto ambientale.
La sensibilità viscerale è il nostro primo cervello, è il motore del nostro organismo, al pari del cuore o del cervello. Se la natura ci ha fornito di due cervelli, significa che li dobbiamo usare entrambi per il corretto funzionamento di tutto il corpo. Per una integrità di salute sia mentale che corporea occorre rivalutare la percezione viscerale al pari di quella cerebrale. Saper usare tutto il corpo è garanzia di conoscenza. Un inquinamento della percezione significa conoscere in modo alterato l’ambiente circostante, quindi viene alterato anche il rapporto metabolico. Il disavanzo tra quantico energetico investito e la resa diventa sproporzionato, e questo disavanzo provoca stress e frustrazione. Ogni boccone amaro ingerito viene digerito dal corpo, attraverso le viscere. Da qui al sintomo il passo è breve. La malattia quindi è un effetto dello stile di vita dell’individuo. Questo stile di vita risulta non funzionale per l’organismo integrale di base, risulta essere l’evidenza di un errore contro il proprio progetto di natura, quindi un errore di carattere psicologico, in quanto compiuto dell’Io logico storico, cioè da come ognuno di noi pensa ed elabora le varie informazioni.
La natura insegna
La somatizzazione accade perché l’Io del soggetto non ha saputo interpretare, per negligenza o ignoranza, la pulsione metabolica intesa come informazione ambientale inerente il momento storico. Tutto il vissuto di ognuno di noi è sempre prevalso da una informazione cardine risultante dall’ambiente storico ove siamo cresciuti, il che significa che tutte le malattie nascono secondo l’informazione appresa nei primi anni di vita, in quanto nel bambino piccolo qualsiasi conoscenza è sempre corporea e solo in seguito diventa associazione psicologica e quindi comportamento. Siamo più il prodotto di altri che ci hanno educato quasi sempre da “un fuori di noi” che di noi stessi. Nessuno ci ha mai educato a percepirci dal di dentro, a seguire le pulsioni del nostro unico ed individuale criterio di natura. Se si vuole ripristinare la sanità, occorre fornire all’individuo gli strumenti adatti per rilevare l’errore psicologico, sempre e solo seguendo le indicazioni date dal suo stesso progetto di vita. Rilevato l’errore attraverso l’evidenza della propria esperienza, se il soggetto vuole, “può” modificare il proprio stile di vita per renderlo conforme al proprio progetto, altrimenti avviene un rinforzo della malattia.
Questo errore si psicosomatizza in un organo, generalmente il più sensibile, viene alterata la parte a tutela dell’intero. La malattia come effetto psicosomatico, implica sempre un errore gestionale del quantico energetico del soggetto, cioè non viene usata una psicologia funzionale. Vi sono strette analogie tra i processi della fisica quantistica e l’attività mentale di ognuno di noi, il che porta a considerare che i processi fisici – che ognuno di noi sperimenta su se stesso come effetti – in origine sono il prodotto di una specifica attività mentale correlabile ai processi quantistici. L’informazione base del progetto è strettamente individuale e implica sia l’intelligenza, intesa come funzione di lettura dell’ambiente circostante, che la volontà, intesa come determinismo per realizzare questa informazione. Entrambe sono sempre connesse all’originale criterio di natura, quindi hanno sempre possibilità espansiva. Poi abbiamo il corpo che, in quanto organismo, ha la capacità adattiva di trasformarsi in funzione dell’ambiente.
Infine abbiamo l’Io logico che decide la strategia da adottare, quindi un pilota, la cui funzione è mantenere ed evolvere questo progetto, nell’arco dell’esistenza, in quanto sia l’intelligenza che la volontà ed il corpo sono funzioni potenziali. Date queste coordinate ecco che appare semplice capire come la malattia divenga un effetto – tra i tanti possibili – non appena accade che il pilota o Io logico storico venga meno alla sua funzione di mediazione tra l’esigenza pulsionale interna e la possibilità di metabolizzare l’ambiente. Conoscere il proprio criterio di natura permette di poter realizzare se stessi attraverso un processo razionale oggettivo e mai fideistico. Come per la comprensione dei processi della fisica quantistica implica elasticità mentale, buona volontà e una conoscenza appropriata in quanto ogni novità di sapere richiede nuovi codici di interpretazione. In fondo ciò che rende difficile la comprensione di queste cause è l’originalità che non si lascia subito afferrare ma che è sempre evidente negli effetti.